A sette anni, tanta era la miseria della sua famiglia, aiutava i contadini a pascolare il gregge. A otto cominciò a frequentare la scuola elementare del villaggio: d'inverno studiava e d'estate faceva il pastore. Terminata la scuola a dodici anni, andò a lavorare nelle imprese agricole dei kulak tedeschi e nelle fattorie dei grandi proprietari come semplice bracciante. Sin da allora, giovanetto di 14-15 anni, prese a nutrire un odio accanito contro i padroni che lo sfruttavano e a fantasticare come avrebbe potuto vendicare sè e gli altri, se ne avesse avute le forze. Quindi lavorò come fonditore nella fabbrica del suo villaggio.
Fino a 16 anni non ebbe contatti con il mondo politico. Le sue opinioni rivoluzionarie e sociali si formarono nel piccolo cerchio dei suoi compaesani, contadini proletari quanto lui. La rivoluzione del 1905 lo strappò improvvisamente a questo piccolo ambiente e lo trascinò nella corrente dei grandi avvenimenti e delle grandi azioni.
A quel tempo Machnò aveva 17 anni: pieno di entusiasmo rivoluzionario, era pronto a qualsiasi passo nella lotta per la liberazione dei lavoratori. Dopo un breve contatto con le organizzazioni politiche, entrò decisamente nelle file degli anarchici comunisti e da quel momento divenne un combattente infaticabile della rivoluzione sociale.
L'anarchismo russo di allora aveva innanzi a sè due compiti concreti: 1°) rompere l'inganno politico che i partiti socialisti, sopratutto marxisti, ordivano a danno dei lavoratori, e 2°) mostrare agli operai e ai contadini la strada della rivoluzione sociale.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
Machnò
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