Secondo questi intendimenti scriveva manifesti e appelli ai contadini agli operai ai soldati austriaci e tedeschi ai cosacchi del Don e del Kuban.33
Vincere o morire - ecco l'unica alternativa per i contadini ucraini nel momento attuale. Ma tutti non possiamo morire, siamo troppi, siamo l'umanità; quindi vinceremo. Ma vinceremo, non per dare come in passato il nostro destino alla mercè di una nuova autorità, ma per prenderlo nelle nostre mani e costruirci la vita con la nostra volontà con la nostra verità».34 Queste erano le parole di Machnò ai contadini. In breve tempo egli divenne il centro di unificazione delle masse rivoluzionarie. Quasi in ogni villaggio i contadini cominciarono a creare i loro gruppi clandestini, a legarsi con Machnò, a sostenerlo in tutto e a esser guidati dai suoi esempi.
Le brigate partigiane già esistenti e quelle che nascevano si fondevano con la sua brigata, tentando di giungere a una unità di azione. La necessità dell'unità di azione e di una sola guida era sentita dappertutto e dappertutto i partigiani-rivoluzionari riconoscevano che tale unità sarebbe stata raggiunta meglio che in chiunque altro, nella persona di Machnò. A questa conclusione vennero le grandi brigate autonome, come quella di Kurilenko, operante nella regione di Berdiansk, o le brigate di Shcius e di Petrenko-Platonov, operanti nelle zone di Dibrivki e di Griscino. Tutte queste, di propria iniziativa, diventarono parti integranti della brigata di Machnò. Così la fusione delle brigate partigiane dell'Ucraina meridionale in un unico esercito rivoluzionario avvenne naturalmente, in forza delle necessità del momento e dell'esigenza delle masse.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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