La nazionalizzazione dell'industria, strappati i lavoratori dalle mani dei capitalisti privati, li consegnņ nelle mani pił dure di un solo capitalista onnipresente, lo stato. I rapporti fra il lavoratore e questo suo nuovo padrone sono gli stessi che correvano prima tra lavoro e capitale, con la sola differenza che il padrone comunista - lo stato - non soltanto sfrutta i lavoratori ma li punisce anche, poichč ambedue queste funzioni, sfruttamento e punizione, sono riunite nelle sue mani. La posizione dei salariati rimase esattamente la stessa di prima; in pił prese il carattere di un obbligo verso lo stato. I sindacati persero i loro diritti naturali, mutandosi in organi di sorveglianza poliziesca sulle classi lavoratrici. L'elaborazione delle tariffe la misura dei salari l'assunzione e il licenziamento dei lavoratori la direzione generale delle imprese l'ordine nell'interno di esse ecc: tutto questo costituisce un diritto imprescrittibile del partito dei suoi organi dei suoi agenti. Il compito dei sindacati in questo e in tutti gli altri campi della produzione č puramente formale: essi debbono mettere le loro firme sotto le ordinanze del partito contro cui non č possibile protestare, che non possono essere mutate.
Č chiaro quindi che ci troviamo di fronte a una semplice sostituzione del capitalismo privato con il capitalismo di stato, nuovo modo di rapporti di produzione, per il quale la schiavitł economica e la dipendenza economica della classe lavoratrice si concentrano nelle mani di un solo kulak, lo stato.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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