Così, per reciproca influenza, si andò sviluppando il movimento machnovista, che divenne in breve un gigantesco fenomeno sociale della vita russa.
Nell'ottobre-novembre 1918 le brigate di Machnò condussero un attacco generale alla controrivoluzione guidata dallo hetman. In quel momento le truppe austro-tedesche influenzate dagli avvenimenti politici dei loro paesi, avevano perso ogni loro energia e cominciavano a disgregarsi. Di questo fatto approfittò Machnò: strinse un patto di neutralità con quei reparti che lo spirito della rivoluzione aveva toccato. Questi reparti si facevano disarmare facilmente e delle armi tolte loro si armavano i machnovisti. Quando non fu possibile accordarsi pacificamente con gli austro-tedeschi, Machnò li cacciò dalla regione con la forza. Dopo una accanita battaglia di tre giorni occupò definitivamente Guliai-Pole, vi si rafforzò e vi organizzò il quartiere generale dell'esercito. Si sentiva dappertutto che la fine dello hetman era vicina e la gioventù contadina accorreva in massa a lui. A quel tempo il suo esercito comprendeva già alcuni reggimenti di fanteria e di cavalleria, una batteria e un gran numero di mitragliatrici.
Nella regione non c'erano truppe dello hetman. La guardia nazionale era scomparsa all'improvviso crescere dell'esercito rivoluzionario e questo era rimasto solo in tutto il vasto territorio. Tuttavia lo hetman si manteneva sempre a Kiev. Allora Machnò si volse con i suoi reparti a nord, occupò gli importanti nodi ferroviari di Ciaplino, Griscino, Sinelnikovo, giunse sino a Pavlograd e piegò quindi a occidente verso Ekaterinoslav.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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