Prendiamo questo fatto tipico. Al principio del 1919 i rivoluzionari machnovisti respinsero dopo una serie di battaglie le truppe di Denikin fino al mare d'Azov, e catturarono loro circa cento vagoni di grano. Il primo pensiero di Machnò e del comando dell'esercito degli insorti fu quello di inviare tutto questo grano ai lavoratori affamati di Mosca e di Pietrogrado. La massa delle forze rivoluzionarie accettò con entusiasmo questo suggerimento. Il grano, circa cento vagoni, fu mandato a Pietrogrado e a Mosca, accompagnato da una delegazione machnovista, che fu accolta calorosamente dal consiglio di Mosca.
I bolscevichi arrivarono nella regione machnovista molto più tardi delle truppe di Denikin. Gli insorti machnovisti si battevano con Denikin già da tre mesi, li avevano cacciati dalla regione e avevano portato la linea del fronte a oriente di Mariupol, quando arrivò a Sinelnikovo la prima divisione bolscevica comandata da Dybenko. Machnò e il movimento rivoluzionario erano ai bolscevichi ancora ignoti. Sino allora la stampa comunista di Mosca e delle provincie aveva dipinto Machnò come un ardito rivoluzionario, che prometteva bene. La sua lotta, prima contro lo hetman Skoropadski, quindi contro Petliura e Denikin, gli aveva cattivato sin da principio la simpatia dei più noti comandanti bolscevichi. Costoro erano sicuri che le brigate rivoluzionarie dei machnovisti, che si erano battute contro le numerose e diverse forme della controrivoluzione in Ucraina, si sarebbero fuse nell'armata rossa.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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