Perciņ non avendo conosciuto Machnņ da vicino, lo portavano alle stelle, dedicandogli intere colonne dei giornali della capitale. Nello spirito di queste esaltazioni ebbe luogo il primo incontro fra il comando bolscevico e Machnņ (marzo 1919). Gli proposero senz'altro di entrare con le sue brigate nell'armata rossa per sconfiggere insieme Denikin. Le caratteristiche ideali e politiche del movimento insurrezionale rivoluzionario erano da loro considerate come naturali e non potevano quindi in alcun modo ostacolare questa unione basata su una azione comune: sarebbero rimaste inviolate.
Machnņ e il comando dell'esercito insurrezionale vedevano chiaramente che il contatto con l'autoritą comunista avrebbe costituito una nuova minaccia per la libera regione e che era presagio di una guerra civile da un'altra parte. Ma nč Machnņ nč il comando dell'esercito nč il consiglio regionale volevano quella guerra, che si sarebbe ripercossa perniciosamente sul destino di tutta la rivoluzione ucraina. Sopratutto doveva tenersi in considerazione che dal Don e dal Kuban avanzava una decisa organizzata contro-rivoluzione, con la quale era possibile un solo discorso, quello delle armi. Il pericolo da quella parte cresceva ogni giorno. Gli insorti speravano che la lotta coi bolscevichi si sarebbe limitata al campo delle idee. In questo caso erano assolutamente sicuri per la loro regione, poichč la forza delle idee rivoluzionarie il senso della rivoluzione e la diffidenza dei contadini verso gli stranieri si sarebbero dimostrati la miglior difesa.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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