Gli insorti rivoluzionari, ai quali tale lettera fu letta in pubblica assemblea, risero non poco della ingenuità e della stupidità del generale controrivoluzionario, che non sapeva neppure l'a b c della rivoluzione russa e ucraina, e la passarono al loro giornale «La Via della Libertà», perchè la riproducesse con un commento ironico. La lettera, così accompagnata, fu stampata integralmente nel numero 3 del giornale. Che cosa fecero i comunisti bolscevichi? Presero la lettera dal giornale machnovista, la ristamparono nei loro giornali e dichiararono con impudenza spaventosa che quella lettera era stata loro intercettata per via, che fra Machnò e Shkuro avevano luogo abboccamenti per una alleanza e che questa alleanza già esisteva. In realtà tutta la lotta teorica dei bolscevichi con i machnovisti era di tale forza.
A cominciare da metà aprile 1919 la regione rivoluzionaria fu esplorata con cura da alti funzionari del governo comunista. Il 29 aprile arrivò a Guliai-Pole il comandante del fronte sud, Antonov, per conoscere Machnò il fronte machnovista e la natura del movimento insurrezionale. Il 4 o 5 maggio vi arrivò il plenipotenziario del consiglio di difesa della repubblica, L. Kamenev, con funzionari del governo di Charkov. L'ingresso di Kamenev a Guliai-Pole fu esteriormente cordiale nè lasciò sperare nulla di meglio. Egli salutò i contadini egli insorti presenti, come eroi che avevano liberato con i loro sforzi la regione dallo hetman e difesa da Petliura e da Denikin. Pareva che l'iniziativa rivoluzionaria e l'azione dei contadini avessero trovato in Kamenev il loro più fervido glorificatore.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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