Tuttavia nell'incontro ufficiale con Machnò e i membri dello stato maggiore e del consiglio regionale, Kamenev fece un discorso molto lontano da uno spirito di simpatia nei riguardi dell'azione indipendente dei lavoratori. Fu posto il problema del consiglio militare rivoluzionario regionale: l'esistenza di questo consiglio accanto alla autorità sovietica fu trovata da Kamenev del tutto inammissibile; per cui propose di scioglierlo.
Come ci si doveva aspettare da un fautore dello stato, Kamenev confuse due organi diversi: il consiglio militare rivoluzionario della repubblica, creato dal partito al governo e il consiglio militare rivoluzionario della massa lavoratrice che essa stessa si era creata immediatamente, quale suo organo esecutivo. Il primo consiglio, naturalmente, può sciogliersi facilmente basta un ordine del comitato centrale del partito; mentre il secondo non può essere disciolto da alcuno se non dalla massa stessa che lo ha creato. Scioglierlo all'insaputa della massa lo può far soltanto una forza controrivoluzionaria, mai e in alcun modo dei rivoluzionari.
In questo senso fu risposto a Kamenev. La risposta era abbastanza sgradevole e provocò una disputa accanita. Ciononostante, partendo, Kamenev, come già aveva fatto Antonov, si congedò dai machnovisti nel modo più cordiale, espresse loro la sua gratitudine, fece i più fervidi auguri e abbracciò Machnò affermando che coi machnovisti, veri rivoluzionari, i bolscevichi avrebbero sempre trovato una intesa, e che con loro era possibile e doveroso lavorare insieme.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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