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      La sua natura era estremamente varia. In lui c'era qualche simpatia per la massa contadina negletta, spirito autoritario, insolenza degna di un hetman, nazionalismo, antisemitismo. Che cosa lo aveva fatto marciare contro i bolscevichi? Il comando machnovista non riusciva a capirlo. C'erano indizi sicuri che i bolscevichi stessi lo avevano provocato, al fine di liquidare i suoi reparti rivoluzionari, che quantunque non perseguissero scopi rivoluzionari autonomi, come facevano i machnovisti, tuttavia nella forma e nel contenuto erano contrari all'idea bolscevica. Comunque fosse, la mossa di Gregoriev contro i bolscevichi sembrava agli occhi dei machnovisti avversa alla rivoluzione e ai lavoratori; sembrava una azione militare e politica, che non meritasse che disprezzo. E questo fu ancora pił chiaro quando Gregoriev lanciņ il suo manifesto di governo, che si risolveva in una propaganda di odio nazionalista tra i lavoratori. L'unica cosa importante in tutto l'avvenimento, l'unica degna, a parere dei machnovisti, di attenzione e di compassione, era che la massa degli insorti veniva condotta da Grigoriev sulla via sbagliata di una avventura politica.
      Tale fu la conclusione alla quale giunsero i machnovisti discutendo la mossa di Grigoriev. E in armonia con quanto sopra lo stato maggiore dell'esercito machnovista decise di reagire. Innanzitutto fu inviata al fronte la seguente comunicazione:
      «Mariupol. Quartiere generale campale dell'esercito machnovista: Copia a tutti i dirigenti dei reparti militari, a tutti i comandanti di reggimento battaglione compagnia plotone.


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Storia del movimento machnovista
di Pėtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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