Anche Grigoriev tentò più volte legarsi a Machnò, ma di tutti i suoi telegrammi a Guliai-Pole ne giunse uno solo, del seguente tenore: «Padre! Perchè guardi ai comunisti? Dagli addosso. Ataman Grigoriev». Naturalmente questo telegramma restò senza risposta, ma dopo due o tre giorni lo stato maggiore, con i rappresentanti delle unità militari del fronte degli insorti, emise la condanna definitiva di Grigoriev, lanciando contro di lui il seguente proclama:
«CHI È QUESTO GRIGORIEV?
- Fratelli lavoratori! Quando un anno fa abbiamo intrapreso una lotta implacabile contro gli invasori austro-tedeschi e contro lo hetman, quindi contro petliuristi e denikiniani, rendendoci esattamente conto del suo significato, abbiamo subito levato la bandiera, sulla quale era scritto: la liberazione dei lavoratori è opera dei lavoratori stessi. Questa lotta ci ha condotto a numerose vittorie di profondo valore: cacciati i seguaci dello hetman, non abbiamo permesso il rafforzamento del regno piccolo-borghese di Petliura e abbiamo proceduto a un lavoro costruttivo nel paese da noi liberato. Contemporaneamente ammonivamo di continuo le masse popolari, perchè seguissero vigili ciò che accadeva intorno a loro; poichè numerosi predoni gli giravano attorno aspettando il momento opportuno per afferrare il potere e irrigidirlo sulle spalle del popolo. Ora è comparso un nuovo predone, l'ataman Grigoriev, che gracchiando al popolo la vecchia canzone della miseria del lavoro e della oppressione, in realtà vuol restaurare il vecchio ordine del furto, per cui il lavoro del popolo sarà asservito, le miserie cresceranno, la schiavitù diverrà maggiore, i diritti verranno meno.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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