Grigoriev restò con una brigata di qualche migliaio di uomini e si rafforzò nel distretto di Aleksandria, provincia di Cherson. Tuttavia l'avventura fu causa di molte inquietudini ai bolscevichi. Ma non appena gli fu chiara la posizione della regione di Guliai-Pole, si sentirono sollevati e poterono agire con maggior fiducia.
L'autorità sovietica cominciò subito a strombazzare che fra i machnovisti e l'ammutinamento di Grigoriev non esistevano rapporti e cercò di sfruttare la posizione dei machnovisti per ottenere più larga agitazione contro Grigoriev. Il nome di Machnò non uscì più dalle colonne della stampa sovietica; tutti i suoi telegrammi erano riprodotti; era celebrato come vero campione della rivoluzione degli operai e dei contadini; col suo nome tentarono di spaventare Grigoriev inventando la storia che questi fosse interamente circondato dalle truppe di Machnò e che sarebbe stato fatto prigioniero oppure distrutto.
Tuttavia questa campagna di lodi per Machnò fu una manovra ipocrita che non durò a lungo. Appena il pericolo cominciò a diminuire, riprese la campagna bolscevica contro il machnovismo. Trotzki, arrivato in Ucraina in quel tempo, le diede il tono: il movimento insurrezionale è un movimento di ricchi kulak, che cercano di affermare nel paese la loro autorità; tutti i discorsi dei machnovisti e degli anarchici intorno a una libera società di lavoratori, non sono che manovre astute; in realtà tanto i machnovisti quanto gli anarchici mirano ad imporre la loro autorità anarchica, che è l'autorità dei ricchi kulak.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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