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Contemporaneamente a questa cosciente campagna di diffamazione, il blocco della regione fu portato all'estremo. Con grande fatica riuscivano a penetrarvi quegli operai rivoluzionari che la simpatia per la regione indipendente e fiera attraeva dalle più lontane contrade della Russia: da Ivanovo-Voznesensk da Mosca da Pietrogrado dal Volga dagli Urali dalla Siberia. L'invio delle munizioni, che ogni giorno il fronte divorava in grande quantità, fu interamente sospeso. Ancora due settimane prima, al momento della rivolta di Grigoriev, era venuto a Guliai-Pole proveniente da Charkov, Grossman-Ro shcin al quale era stata fatta rilevare la difficile situazione del fronte a causa della mancanza di munizioni. Queste rimostranze furono prese a cuore da Roshcin che si assunse l'impegno di fare dei passi a Charkov perchè le munizioni necessarie fossero immediatamente inviate. Passarono due settimane e le munizioni non arrivarono: così la situazione del fronte diventava catastrofica, proprio quando Denikin lo rafforzava in maniera incredibile inviandovi reggimenti di fanteria cosacca del Kuban e formazioni di caucasici.
Si rendevano conto, i bolscevichi, delle loro azioni e delle conseguenze delle loro azioni nella situazione ucraina sempre più complessa?
Certo se ne rendevano conto. Adottavano la tattica del blocco con lo scopo di annullare la forza militare della regione: con chi è disarmato è più facile combattere che con chi è armato; un movimento insurrezionale senza munizioni, e per di più legato alla dura lotta contro Denikin, potrà essere disarmato più facilmente che se avesse le munizioni.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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