Secondo la testimonianza di un personaggio responsabile che allora comandava alcune divisioni dell'armata rossa e di molti che a quel tempo occupavano importanti cariche militari presso i bolscevichi, la politica di Trotzki verso il movimento machnovista si riassumeva pressapoco nella seguente formula: meglio cedere tutta l'Ucraina a Denikin piuttosto che permettere maggiore sviluppo al machnovismo. Il movimento di Denikin, palese espressione della controrivoluzione, puņ sempre rompersi con la agitazione di classe. Il machnovismo invece entra nel cuore delle masse e quindi solleva le masse contro di noi.
Alcuni giorni dopo Machnņ comunicņ allo stato maggiore e al consiglio che i bolscevichi avevano ritirato alcuni reggimenti dalla zona di Griscino e quindi aperto alle truppe di Denikin il passaggio alla regione di Guliai-Pole, dal fianco nordorientale.
E in realtą le orde cosacche irruppero nella regione non dalla parte del fronte tenuto dagli insorti ma dal fianco sinistro, dove erano i reparti dell'armata rossa. Quindi l'esercito machnovista, che teneva la linea Mariupol-Kuteinikovo-Taganrog, si trovņ aggirato dalle truppe di Denikin, che penetrarono numerose proprio nel cuore della regione.
Abbiamo detto che i contadini aspettavano l'attacco generale dei denikiniani, si erano preparati a sostenerlo con la mobilitazione volontaria di dieci classi e sin dall'aprile diversi villaggi avevano mandato a Guliai-Pole molti uomini nuovi. Ma nella regione mancavano armi. Persino vecchi reparti al fronte erano rimasti senza munizioni e spesso attaccavano i denikiniani al solo scopo di strappargliele.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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