I bolscevichi, che in forza dell'accordo si erano impegnati a mandare munizioni agli insorti, proprio nell'aprile, iniziato il blocco della regione, avevano cessato di armarla. Per ciò, nonostante la presenza di gran numero di volontari, non si riuscì a mettere insieme reparti freschi; e tale deficienza fu scontata quando Denikin attaccò.
I contadini di Guliai-Pole in un sol giorno organizzarono un reggimento, per salvare il villaggio. Armatisi con i mezzi a disposizione: scuri, picche, carabine di ogni tipo, fucili da caccia, ecc., andarono contro la valanga cosacca cercando di tenerne l'impeto. A quindici verste da Guliai-Pole, presso il villaggio di Sviatoduchovka, nel distretto di Aleksandrovsk, si scontrarono con le forze preponderati dei cosacchi del Don e del Kuban. I contadini di Guliai-Pole si gettarono nella lotta con accanimento ed eroismo, ma caddero quasi tutti, compreso il loro comandante, B. Veretelnikov, operaio delle officine Putilovski e nativo di Guliai-Pole. L'onda ingente dei cosacchi si riversò allora su Guliai-Pole e il 6 giugno l'occupò. Machnò con lo stato maggiore, con un piccolo reparto e con una batteria si ritirò sulla stazione di Guliai-Pole, distante dal villaggio 7 verste; ma verso sera dovette abbandonare anche la stazione. Il giorno seguente organizzate tutte le forze di cui poteva disporre, Machnò passò all'attacco di Guliai-Pole, ne cacciò i denikiniani e occupò il villaggio. Tuttavia, sopraggiunta una nuova ondata di cosacchi, fu costretto ad abbandonarlo di nuovo.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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