E il mezzo più sicuro a stornare questo delitto incombente per opera della autorità, reputo essere le mie dimissioni. Penso che dopo le mie dimissioni la autorità centrale cesserà di sospettare che io e tutto il movimento rivoluzionario congiuriamo contro lo stato sovietico e si volgerà al movimento insurrezionale ucraino in termini di serietà e in modi degni della rivoluzione; lo considererà quindi una creatura vivace e attiva della rivoluzione sociale operata dalle masse, non più il campo nemico, con il quale finora ha tenuto rapporti, inquinati di ipocrisia e di sospetto, mercanteggiando ogni cartuccia o piuttosto sabotando la fornitura delle armi e delle munizioni, per cui il movimento insurrezionale ha dovuto spesso sopportare perdite ingenti di uomini e di territori, perdite che sarebbero state facilmente evitate se l'autorità centrale si fosse comportata diversamente nei suoi riguardi. Propongo vengano prese le consegne che io lascio.
Machnò
Stazione di Ghiaiciur, 9 giugno 1919».
In quel momento i reparti degli insorti che erano sotto Mariupol si ritiravano verso Pologhi e Aleksandrovsk. Verso di loro si portò inaspettatamente Machnò, sfuggendo ai tentacoli nei quali i bolscevichi volevano serrarlo a Ghiaiciur. Il capo di stato maggiore dell'esercito machnovista, Ozerov, i membri dello stato maggiore, Michalev-Pavlenko, Burdyga, e alcuni membri del consiglio militare rivoluzionario furono presi a tradimento dai bolscevichi dopo la fuga di Machnò, e giustiziati. A questa azione seguì la condanna di molti altri machnovisti che allora caddero nelle mani dei bolscevichi.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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