Sino all'ultimo momento le autorità bolsceviche non si resero conto delle proporzioni dell'invasione intrapresa da Denikin. Ancora pochi giorni prima della caduta di Ekaterinoslav e di Charkov, Trotzki dichiarava che Denikin non costituiva un pericolo e che la situazione in Ucraina era solida. Tuttavia dopo poco egli stesso, conosciuta la situazione più da vicino, fu costretto a ritrattare le sue precedenti affermazioni e a riconoscere che la situazione di Charkov era estremamente pericolosa. Ma questo accadde quando a ogni persona adulta era ormai chiaro che il destino di tutta l'Ucraina era deciso. Ekaterinoslav cadde alla fine di giugno. Dopo una settimana e mezza cadde Charkov.
I bolscevichi non si occuparono nè di attaccare nè di difendersi, si preoccuparono esclusivamente di evacuare l'Ucraina. Tutti i reparti dell'armata rossa furono impiegati a questo scopo. La resa dell'Ucraina avvenne senza una battaglia, nel senso più preciso dell'espressione.
E quando fu chiaro a tutti che i bolscevichi stavano abbandonando l'Ucraina, solo cercando di asportarne la maggiore quantità possibile di uomini e di materiale ferroviario, Machnò stimò giunto il momento di prendere in mano l'iniziativa della lotta con la controrivoluzione, agendo come indipendente forza rivoluzionaria, tanto contro Denikin, quanto contro i bolscevichi. Ai reparti degli insorti restati temporaneamente sotto il comando dei rossi fu dato ordine di eliminare i comandanti rossi e di riunirsi sotto la guida di Machnò.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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