CAPITOLO VIIILA GRANDE RITIRATA DEI MACHNOVISTI
LA LORO VITTORIA - IL PERIODO DELLA LIBERTÀ
Abbiamo detto che Machnò, lasciato il comando dell'armata insurrezionale, si allontanò con un piccolo reparto di cavalleria, portandosi verso la zona di Aleksandrovsk. E qui, sebbene i bolscevichi già lo cercassero sul fronte di Ghiaiciur, fece in tempo a dare ufficialmente le consegne della divisione degli insorti al nuovo comandante, appena allora inviato dai bolscevichi. Machnò volle dare tutte le consegne e lasciare il suo posto di comando in modo retto chiaro e onesto, perchè i bolscevichi non potessero trovargli ragione d'accusa per quanto riguardasse la divisione. Fu un gioco molto sottile, che Machnò fu costretto ad accettare e da cui uscì con onore.
Frattanto la invasione dei denikiniani piombava crudele e grave sulla popolazione dei lavoratori. Masse di contadini, cercando di salvarsi, accorrevano a Machnò come al condottiero popolare. A lui si volgevano anche i numerosi insorti, dispersi nel paese. Da una settimana all'altra si formò intorno a Machnò una brigata rivoluzionaria completamente nuova. Con questa brigata e con alcuni reparti della primitiva armata insurrezionale, giunto nei pressi di Aleksandrovsk, Machnò cominciò a ostacolare i denikiniani, ritirandosi lentamente, cercando di comprendere la situazione e di orientarsi.
Le truppe di Denikin, che venivano occupando velocemente tutta l'Ucraina, non persero mai di vista Machnò, ricordando quali immensi sforzi e sacrifici fosse costato loro nel precedente inverno.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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