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      I denikiniani avevano fatto venire tutte le loro truppe, e battevano sui machnovisti continue ondate di fuoco. I membri dello stato maggiore dell'esercito insurrezionale e gli altri che si trovavano al centro del villaggio e potevano tenere un fucile, andarono in linea. Fu il momento più critico pareva che la battaglia fosse già persa e tutto fosse finito. Nel centro del villaggio era corso un ordine che inquietava: tutti, anche le donne, dovevano prendere i fucili e tenersi pronti a combattere nelle vie. Tutti si preparavano agli ultimi minuti di lotta e di vita. Ma improvvisamente lo stridere delle mitragliatrici e gli «urrà» cominciarono ad allontanarsi lentamente, ad affievolirsi, finchè quelli restati nel villaggio compresero che il nemico era stato respinto e la battaglia continuava a notevole distanza. L'esito della battaglia era stato deciso da Machnò, comparso improvvisamente. Proprio quando i machnovisti ondeggiavano, si ritiravano e la lotta era sul limite del villaggio, Machnò, stanco e coperto di polvere, comparve su un fianco del nemico, fuori da un ripido borro. In silenzio, la volontà ardente impressa nel volto, si lanciò al galoppo con il suo squadrone contro le file nemiche. Allora sembrò che una mano ignota avesse d'un tratto strappato la stanchezza e lo scoramento dagli uomini che si ritiravano. «Machnò è là davanti!... Machnò combatte!...» corse una voce sola per la massa, e tutti con energia decuplicata si gettarono di nuovo avanti, verso il capo che amavano e che sembrava votato alla morte.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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