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      Per tutto il tempo della ritirata, i denikiniani avevano cercato di distruggere integralmente l'esercito machnovista. Se Machnò avesse commesso il più piccolo errore tale sorte sarebbe toccata all'esercito rivoluzionario degli insorti; non sarebbero state risparmiate neppure le donne, costrette a seguire i loro mariti nell'esercito. Di ciò i machnovisti avevano già abbondanti prove.
      Fra i contadini della Russia Grande vive intorno alla figura di Pugaciòv56 questa tradizione. Fallita la rivolta e caduto nelle mani delle autorità, Pugaciòv, ai signori radunati intorno a lui, disse queste parole: «Con la mia rivolta vi ho soltanto spaventato. Ma aspettate: non molto tempo dopo di me verrà una scopa, che vi scoperà tutti come si deve». Questa scopa popolare di cui parla la storia sarebbe stata rappresentata da Machnò nel corso della sua attività rivoluzionaria e insurrezionale, e in particolare nel periodo della distruzione del movimento denikiniano.
      Battuto il più forte gruppo denikiniano, senza perdere un istante Machnò lanciò i suoi reparti in tre direzioni. Pari a una gigantesca scopa essi passarono per villaggi borgate città, scopando via ogni spirito di sfruttamento e di schiavismo. Possidenti kulak gendarmi preti autorità locali, ufficiali che vivevano nascosti, cadevano vittime lungo la via del movimento machnovista. Prigioni stazioni di polizia commissariati, tutti simboli della schiavitù del popolo, venivano distrutti. Chiunque fosse stato convinto reo d'aver offeso i contadini o gli operai, sopratutto se possidente o kulak ricco, veniva ucciso.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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