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      Con le loro forze fresche e un gran numero di autoblindo i denikiniani riuscirono a cacciare i reparti machnovisti da diverse località, Mariupol Berdiansk Guliai-Pole. Ma questo significava soltanto che Machnò occupava Sinelnikovo Pavlograd Ekaterinoslav e molti altri luoghi. Nell'ottobre e nel novembre la lotta prese di nuovo una forma accanitissima e di nuovo ai reparti di Denikin furono inflitte numerose dure sconfitte. Il peggio toccò ai reparti del Caucaso, ai Ceceni58 p.es., che in quel periodo morirono a migliaia. Alla fine di novembre la massa dei Ceceni dichiarò esplicitamente che non desiderava più combattere contro Machnò, abbandonò d'arbitrio le posizioni e l'esercito di Denikin, e se ne tornò nel Caucaso. Così ebbe inizio il disfacimento integrale dell'esercito denikiniano.
      Nella lotta contro il machnovismo i denikiniani subirono una completa sconfitta, che decise dell'esito di tutta la loro campagna contro la rivoluzione russa.
      Così, fedeli alla verità storica, dobbiamo dire a questo punto che l'onore di aver sconfitto la controrivoluzione denikiniana nell'autunno del 1919 appartiene sopra tutti ai machnovisti. Se questi non avessero sfondato a Uman e quindi distrutto le retrovie di Denikin, occupandone le basi per l'artiglieria e il vettovagliamento, i denikiniani sarebbero probabilmente arrivati a Mosca nel dicembre del 1919. La battaglia dei rossi contro i denikiniani nei pressi di Oriol fu di poca importanza.
      In realtà la ritirata di Denikin era già incominciata prima, proprio in relazione alla rottura delle retrovie.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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