Nella città di Ekaterinoslav, occupata dall'esercito rivoluzionario nei giorni del congresso, alla organizzazione economica interna le circostanze furono ancor meno favorevoli. Le truppe di Denikin, cacciate dalla città, erano riuscite a fortificarsi sulla riva sinistra del Dnepr, di fronte ad essa, e per tutto un mese bombardarono quotidianamente la città da parecchi treni blindati. Ogni volta che su iniziativa della sezione dell'esercito per la cultura e l'educazione si organizzava in città una consultazione di operai, i denikiniani, precisamente informati della cosa, aprivano un fuoco di artiglieria tanto forte da impedire l'assemblea. Lavori seri e sistematici in tale campo furono impossibili. Si riuscì soltanto a portare a termine qualche meeting, nel centro o nei sobborghi della città.60 Inoltre i machnovisti pubblicarono un quotidiano: «La via della libertà», cui dopo qualche tempo ne seguì un altro in lingua ucraina, dallo stesso titolo.61
In tutta la regione liberata i machnovisti furono l'unica organizzazione che disponesse di una forza reale, con la quale imporre all'avversario la propria volontà. Tuttavia non si valsero mai di questa forza per influenzare o dominare politicamente, nè per usarla contro avversari puramente politici. L'avversario militare, i nemici degli operai e dei contadini, l'apparato dello stato, le prigioni, ecco le cose e gli uomini contro cui volsero la forza del loro esercito.
Le prigioni sono l'espressione della schiavitù del popolo: sono sempre state costruite unicamente per il popolo, per gli operai e i contadini; nel corso di millenni la borghesia di tutti i paesi ha sempre domato con il patibolo e la prigione la massa che si agitava nel desiderio della libertà. Anche oggi, nello stato comunista e socialista, le prigioni divorano sopra tutti il proletariato della città e della campagna.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
Ekaterinoslav Denikin Dnepr
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