A questo scopo fece opera di grande agitazione, mettendo la stampa e ogni mezzo di propaganda al servizio delle sue falsitą. Nel contempo gettņ contro il movimento numerose divisioni di fanteria e di cavalleria, facendo ogni sforzo per costringerlo al banditismo e distruggerlo. I prigionieri machnovisti erano fucilati senza pietą, i loro congiunti, padri madri mogli, tormentati e spesso giustiziati, i loro beni depredati, le loro case distrutte, ecc. Tutto questo in proporzioni enormi. Erano necessari eroismo e volontą sovrumana perchč la massa degli insorti anche di fronte alle infamie dell'autoritą, non si lasciasse trascinare al banditismo dalla esasperazione e restasse invece ferma a posizioni e modi rigidamente rivoluzionari. Questa massa non perse coraggio un solo giorno nč ammainņ per un solo minuto la bandiera della rivoluzione. A coloro che l'osservarono in quel gravissimo periodo ciņ parve un vero miracolo, che dimostrņ quanto grande fosse nella massa lavoratrice la fede e la devozione agli ideali della rivoluzione.
Nella primavera e nell'estate 1920 i machnovisti dovettero combattere non con singoli reparti dell'armata rossa ma in realtą con tutto l'apparato statale bolscevico dell'Ucraina e della Grande Russia. Perciņ l'esercito dovette spesso, a evitare il nemico, lasciare la sua regione e compiere peregrinazioni di migliaia di verste. Fu costretto a ritirarsi ora nel bacino del Don, ora nelle province di Charkov e Poltava. Ma tali forzate peregrinazioni erano sfruttate a scopo propagandistico: ogni villaggio dove i machnovisti si fermavano anche un giorno o due diveniva aperto campo alla propaganda machnovista.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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