Ma in quel momento fu liquidato Vranghel. Per i non iniziati il fatto non poteva influire sull'accordo dei machnovisti con l'autorità sovietica. I machnovisti invece vi scorsero il principio della fine dell'accordo. Appena dal quartier generale campale dei machnovisti giunse a Guliai-Pole il telegramma annunciante che Karetnik coll'armata insurrezionale era già in Crimea e attaccava Simferopoli, l'aiutante di Machnò, Grigori Vasilevski, esclamò: «questa è la fine dell'accordo! sono pronto a scommettere che entro una settimana i bolscevichi si getteranno su di noi». Questo accadde il 15 o 16 novembre e il 26 i bolscevichi piombarono proditoriamente sul comando e sulle truppe machnoviste in Crimea e a Guliai-Pole, fecero prigionieri i rappresentanti machnovisti a Charkov, dispersero e arrestarono gli anarchici di Charkov e quindi gli anarchici e le organizzazioni anarchiche di tutta l'Ucraina.
L'autorità sovietica non tardò a spiegare questi attacchi infami e proditori nel modo solito e prediletto: i machnovisti e gli anarchici preparavano un'insurrezione contro l'autorità sovietica; la parola d'ordine era il quarto punto dell'accordo politico; tempo e luogo erano già stati fissati.
Inoltre Machnò era accusato di essersi rifiutato di partire per il fronte del Caucaso, di aver mobilitato i contadini per allestire un esercito contro il governo sovietico, di aver combattuto alle spalle contro l'armata rossa invece di combattere sul fronte di Crimea contro Vranghel, ecc.
Non c'è bisogno di dire che queste sono mostruose invenzioni.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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