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      In secondo luogo va notato che il 27 novembre, giorno seguente all'attacco di Guliai-Pole, i machnovisti trovarono addosso ai prigionieri rossi dei manifestini con titoli come questi «Avanti contro Machnò» e «Morte al machnovismo», editi senza data dalla sezione politica della quarta armata.
      A quanto confermarono i soldati, quei manifestini erano stati distribuiti il 15 o 16 novembre; i bolscevichi esortavano a combattere Machnò perchè Machnò aveva violato i termini dell'accordo politico militare, si era rifiutato di partire per il fronte del Caucaso, si era rivoltato contro l'autorità sovietica, ecc. Ciò dimostra che quelle accuse erano già state inventate e stampate, quando l'esercito machnovista era ancora in Crimea a occupare Simferopoli, e i rappresentanti machnovisti collaboravano tranquillamente con le autorità sovietiche di Charkov.
      Inoltre va ricordato che nell'ottobre novembre 1920, proprio nei giorni in cui l'accordo politico militare fra machnovisti e autorità sovietica veniva ratificato, a Guliai-Pole furono scoperti due tentativi dell'autorità sovietica intesi a uccidere Machnò per mano di uomini prezzolati.
      Aggiungiamo che nessun ordine che prescrivesse all'esercito degli insorti di portarsi sul fronte del Caucaso giunse mai a Guliai-Pole, sede del quartier generale dell'esercito. A quel tempo Machnò, gravemente ferito, (aveva una gamba fracassata) non si occupava di pratiche di ufficio; le pratiche passavano nelle mani del comandante dello stato maggiore dell'esercito, Belash, e di P. Rybin, segretario del consiglio, i quali quotidianamente informavano il consiglio di ogni documento che pervenisse loro.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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