Era in un ospedale di Aleksandrovsk e mi pregava di strapparlo di lą in qualsiasi modo. Lo tormentavano atrocemente, proponendogli di rinnegare il machnovismo firmando una dichiarazione scritta da loro. Ed egli con disprezzo la rifiutava, quantunque potesse appena parlare; cosģ fu di nuovo sul punto di essere fucilato; ma se ciņ sia avvenuto o no, non mi č riuscito di sapere.
In questo torno di tempo feci una marcia oltre il Dnepr verso Nikolaev, donde tornai, riattraversai il fiume e passando sopra Perekop mi diressi verso la mia regione per incontrare qualcuno dei miei reparti. A Melitopol il comando comunista mi tese un'insidia. Indietro, sulla riva destra del Dnepr, non si poteva tornare: sul fiume si era gią mosso il ghiaccio. Dovetti quindi mettermi in sella80 e dirigere personalmente la lotta. Contro un gruppo nemico evitai di combattere, l'altro con i miei reparti esploranti costrinsi a restare spiegato, in attesa della battaglia, per venti quattro ore; nel frattempo feci una marcia di sessanta verste, battei all'alba dell'8 marzo il terzo gruppo dei bolscevichi, che era presso il lago Molocny, e attraverso il corridoio tra questo lago e il Mar d'Azov uscii all'aperto nella zona di Verchni Tokmak. Di qui mandai Kurilenko nella regione di Berdiansk-Mariupol a guidarvi il movimento insurrezionale, mentre io passando per Guliai-Pole mi recai nella zona di Cernigov, dai contadini di molti distretti della quale mi era arrivata una delegazione, a pregarmi di passare per la loro terra.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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