L'occhio vigile dei nostri osservatori notò tutto questo in tempo utile e ci diede la possibilità di prepararci, cosicchè appena Budionny si avvicinò alle nostre posizioni, ci gettammo su di lui. E in un attimo Budyonni, che era venuto avanti tutto superbo, abbandonò i compagni e si diede alla fuga.
Un quadro tremendo si aprì allora ai nostri occhi. I reparti rossi che ci erano venuti contro erano formati da truppe già appartenenti alla difesa interna, non erano stati con noi sul fronte di Crimea e quindi non ci conoscevano; era stato loro detto che andavano contro dei banditi, cosicchè la loro fierezza era animata dall'orgoglio di non dover cedere a dei banditi.
I nostri invece, si sentivano nel giusto e stimavano proprio dovere batterli a qualunque costo e disarmarli.
La battaglia fu tale quali poche ve ne erano state prima. Essa finì con la completa disfatta di Budionny con la decomposizione della sua armata e con la fuga di molti uomini appartenenti all'esercito rosso.
Dopo questo fatto, formai un reparto di siberiani al comando del compagno Glazunov, che equipaggiati di tutto punto furono mandati in Siberia.
Ai primi d'agosto del 1921 leggemmo sui giornali bolscevichi che quel reparto aveva fatto la sua apparizione nella provincia di Samara. Poi non ne seppimo più nulla.
Tutta l'estate del 1921 la passammo combattendo.
La siccità e lo scarso raccolto nelle province di Ekaterinoslav, nella Tauride e in una parte di quelle di Cherson e di Poltava, come anche sul Don, ci costrinsero a spostarci, un gruppo piegò verso il Kuban Tzaritzyn Saratov, un gruppo verso Kiev e Cernigov.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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