Per i villaggi inquieti di quella indocile regione passarono le divisioni rosse, massacrando i contadini traditi dai kulak. Quando, una settimana dopo il proditorio attacco bolscevico contro Guliai-Pole, Machnò rientrò nel villaggio, una folla di contadini attorniò i machnovisti e raccontò addolorata che il giorno prima i comunisti avevano fucilato più di 300 compaesani. Gli abitanti di Guliai-Pole avevano atteso ogni giorno l'arrivo dei machnovisti dai quali si aspettavano la salvezza di quegli infelici.
Di eguale massacro seppero i machnovisti alcuni giorni dopo nel villaggio di Novospasovka. Qui la sezione per la cultura e l'educazione e il consiglio degli insorti vennero a conoscere di casi in cui gli agenti della Ceka, ebbri di sangue, costrinsero le madri a prendere in braccio i bambini lattanti, per abbatterli con una sola scarica. Così fu ad esempio con la moglie e il figlio di un vecchio partigiano di Novospasovka, di nome Martyn. Il bambino fu ucciso, mentre la madre, appena ferita, rimase viva senza che gli agenti della Ceka se ne accorgessero. Di questi casi ve ne furono non pochi. Ne parlerà la storia. Simili massacri di contadini furono compiuti dai bolscevichi anche nei villaggi di M. Tokmacka, Uspenovka, Pologhi ecc.
Questa spedizione punitiva fu guidata da Frunze, comandante delle armate del fronte sud.
«Con il machnovismo bisogna farla finita in quattro e quattro otto», scrisse Frunze in un ordine alle armate del fronte sud, all'inizio della spedizione. E da vero militare, invaso dal bisogno di distinguersi avanti alla autorità, si gettò nella campagna ucraina a spada sguainata, seminando ovunque la morte.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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