In ogni invasione straniera i machnovisti videro sopratutto una minaccia ai lavoratori e non si interessarono per nulla della bandiera nazionale che copriva l'invasione stessa.
Nella «Dichiarazione», edita dal consiglio militare rivoluzionario dell'esercito nell'ottobre 1919, al capitolo che tratta il problema delle nazionalitą, i machnovisti scrivono:
«Per quanto riguarda la indipendenza dell'Ucraina, noi la concepiamo non come autonomia nazionale, secondo le intenzioni dei petliuristi, ma come indipendenza sociale del lavoro degli operai e contadini. Noi riconosciamo e difendiamo il diritto del popolo lavoratore ucraino (come di qualsiasi altro) a disporre di se stesso, non come nazione, ma come unione di lavoratori».
Intorno al problema della lingua da adottarsi nelle scuole, i machnovisti scrivevano:
«Alla sezione dell'esercito machnovista addetta alla cultura e all'educazione giungono numerose domande da parte del personale insegnante, tendenti a conoscere quale lingua si debba ora usare nelle scuole (in relazione alla cacciata dei denikiniani).
Insorti rivoluzionari, fedeli ai principi del vero socialismo, noi non possiamo in alcun campo e in alcun modo forzare le esigenze naturali del popolo ucraino. Perciņ il problema della lingua da adottarsi nell'insegnamento non puņ essere deciso dal nostro esercito, ma unicamente dal popolo stesso, cioč, dai genitori dagli insegnanti dagli allievi.
Resta quindi inteso che tutte le disposizioni della cosidetta «Deliberazione Speciale» emanata dai denikiniani, come pure l'ordine n. 22 del generale Mai-Maevski, i quali vietano l'uso della lingua materna nelle scuole, sono annullati, essendo stati imposti alle nostre scuole mediante la forza.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
Ucraina Speciale Mai-Maevski
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