Per la sua concezione sociale e rivoluzionaria, Machnò è comunista anarchico. Egli è fanaticamente devoto alla sua classe, cioè alla massa dei contadini più miseri, schiavi privi di diritti.
L'intelligenza di Machnò è un'intelligenza piena di astuzia. Questa forma del suo ingegno, ricevuta dal popolo e cresciuta per i suoi continui rapporti con i contadini, è chiara in ogni sua azione. Egli gode meritatamente della devozione e dell'amore non solo dell'esercito ma anche delle masse contadine. Dai contadini è tenuto uno dei loro, un uomo unico, individuo eccezionale. «Machnò è uno dei nostri», dicevano gli insorti. «Sa bere con noi un bicchiere di vodka, sa fare un bel discorso, sa combattere fra i primi...» In queste parole credo sia contenuta la migliore caratterizzazione di Machnò, quale figlio del popolo. Il suo legame col popolo fu sempre puro e sincero. È difficile trovare in Russia un uomo che abbia goduto di tanta popolarità e di tanto caldo affetto da parte delle masse, quanto Machnò. I contadini, in segreto, sono fieri di lui. Tuttavia non si valse mai di quell'amore per raffermare la sua posizione: anzi spesso, con uno humor genuinamente ucraino, rideva della sua importanza.
In Machnò si sente la mano ferma e decisa del condottiero. Pur non essendo un autoritario per tendenza, nell'azione mostrò sempre la durezza necessaria, senza con ciò introdurre nel movimento alcuna forma di autoritarismo eccessivo e nel contempo evitando il pericolo della dispersione. È noto quante critiche abbiano fatto i bolscevichi intorno al fatto che i contadini chiamavano Machnò «piccolo padre». Nel capitolo terzo abbiamo detto in qual modo e per quali circostanze gli fosse stato dato questo soprannome.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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