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      Viva i partigiani machnovisti che soffrono nelle prigioni bolsceviche!
      Questa voce libera non è ancora stata soffocata.
      Sono passati esattamente sette mesi da quando è uscito il numero 42 del nostro libero giornale «La via della libertà». Per sette mesi l'Ucraina è stata saturata dalle menzogne e dalle volgari calunnie che tutti i partiti hanno diffuso sul conto del movimento insurrezionale rivoluzionario.
      Ancora bagnati dal sangue versato nelle lotte impari contro i denikiniani, che si erano gettati con tutte le loro forze contro l'esercito partigiano, gli insorti machnovisti hanno ricevuto alle spalle un colpo mortale dal «governo dei contadini e degli operai», e questo al loro primo incontro con l'armata rossa...
      I nemici della rivoluzione, a cominciare dai bolscevichi per finire ai denikiniani, esultavano strombazzando ai quattro venti la rovina di Machnò e del machnovismo. Gli scribacchini venduti al potere riempivano i quotidiani dei più minuti dettagli sulla cattura e l'uccisione di Machnò, «denikiniano, agente polacco e alleato di Petliura». Venivano diffuse le più infami calunnie contro coloro che nei giorni più difficili per la rivoluzione non erano fuggiti, come i commissari, quasi fino a Mosca, ma restati al loro posto nella loro terra, avevano combattuto i denikiniani con costanza e abnegazione, sino a trionfare del nemico vinto e disfatto.
      Ormai è chiaro che le calunnie e la violenza non riescono a soffocare, la verità.
      Nonostante tutti gli sforzi dei commissari e dei loro docili servi, il movimento insurrezionale non solo non è stato ucciso, ma rinato con forze nuove e fresche, marcia verso nuove battaglie e oggi come prima costituisce un pericolo mortale per tutte le autorità e per tutti gli oppressori.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




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