Riferire tutta la polemica che ne seguì, non è questo il luogo. Importante era fissare come Machnò, appena ottenuto un poco di tranquillità, si dedicasse allo studio e alla diffusione delle idee e dei metodi che riteneva più idonei a rendere maggiormente efficace e attiva la propaganda delle idee anarchiche, cercando nel medesimo tempo di trasformare il movimento anarchico da arma più adatta alla demolizione in mezzo atto anche alla ricostruzione.
A Parigi Machnò potè infine riunirsi alla sua compagna (che però presto lo lasciò e tornò in Russia) e sopratutto ritrovare la bambina, natagli durante la prigionia di Polonia.
Benchè malato, per vivere dovette darsi a un lavoro manuale in una piccola officina a Belleville (in rue de la Villette), poi non potendo resistere alla durezza del lavoro, trovò impiego come fattorino presso un commerciante amico. Questo lavoro consentendogli maggiore libertà, egli potè dedicarsi alla redazione delle sue «memorie»98 alla stesura dell'opuscolo «L'ABC dell'anarchismo rivoluzionario»99, e sopratutto a rispondere ai numerosi detrattori che in ogni occasione cercavano di infangarlo.
Sopratutto l'accusa di avere provocato dei pogrom antisemiti gli era mossa con insistenza. A questo proposito egli scrisse molto. Un documento di grandissima importanza è quello che egli compose nell'ottobre del 1927, mentre a Parigi aveva luogo il processo contro il libertario Schwarzbard, uccisore del generale ucraino Petliura, che durante la sua dominazione in Ucraina aveva organizzato i pogrom più feroci.
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Versione con traduzione di Virgilio Galassi
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