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      Terminata la lotta armata era subito ridiventato un lavoratore fra lavoratori, senza pretese, senza smargiassate; naturalmente, come qualcuno che, avendo indossato un abito speciale per un lavoro che insudicia, terminato il lavoro si cambia per mettersi a suo agio.
      Non avendo una professione, dovette darsi a un lavoro manuale, quantunque ciò fosse per lui, ammalato di polmoni e tormentato dalle ferite, una fatica quasi insopportabile. Solo più tardi, spinto e aiutato dagli amici, dedicò tutto il suo tempo alla redazione delle «memorie» che dovevano comprendere 4 o 5 volumi.103
      Da quest'opera di largo respiro, che, come appare dalle intenzioni dell'autore, avrebbe dovuto raggiungere le 1000 pagine, Machnò pensava di trarre di che vivere, semplicemente come era abituato, senza bisogno di continuare a rovinarsi la salute facendo il facchino. Invece non vennero che anni di miseria, poichè, impossibilitato al lavoro, dibattendosi continuamente nelle difficoltà finanziarie, non riusciva ad avere la tranquillità necessaria a proseguire con lena la sua opera, che avrebbe dovuto uscire in ragione di 2 volumi l'anno.
      Il suo modo di vivere era semplice: il piacere più grande era di stare con la sua bambina, piccola e intelligente, alla quale piaceva rilevare gli errori che il padre faceva parlando francese. Ma egli non se ne infastidiva, anzi rideva.
      Fisicamente non era di aspetto imponente: piuttosto piccolo di statura, però forte, aveva uno sguardo intenso che indicava la fermezza del suo carattere.


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Storia del movimento machnovista
di Pëtr Andreevic Aršinov
pagine 356

   



Versione con traduzione di Virgilio Galassi




Machnò