Io credo quasi che di dentro lo fosse!
Ho visto star male gente di casa, starle male padre, o madre, o marito: star lei per morire, vivaddio! ma non ho avuta mai la consolazione di veder quel suo viso, color delle lasagne, alterarsi un momento od avere un minuto diverso dall'altro. Beata la sora Nina; se è ancora al mondo non c'è paura che n'esca per patema d'animo!
Questa patata sotto forma umana aveva però avuta l'abilità d'ispirare al cuore del sor Checco tutta la tenerezza della quale era capace. Conseguenza di tal passione era stata il volerle procurare la promozione da contadina a signora. Forse v'entrava un po' d'ambizione. Se cosí è, non potremmo però darle la taccia che si dà a tutte le ambizioni, e dirla insaziabile: conoscendo il marito che le aveva fatto venir da Roma, e che teneva in casa. Si doveva invece classificarla fra le piú saziabili.
Il sor Virginio Maldura era questo fortunato mortale, nipote, se non isbaglio, di un tal Maldura mezzo pittore, mezzo ristauratore e negoziante di quadri antichi che abitava da piazza Barberini. Pare che al signor Virginio, scapolo, non fosse riuscito mai trovare sulle sette colline o nelle loro rispettive quattordici valli, una posizione od occupazione od impiego che gli promettesse regolarmente ogni giorno, secondo il piú ardente de' suoi desideri, pranzo, colazione e cena; ed avesse aspetto di voler essere di parola.
Ignoro completamente la storia degli amori del signor Virginio e della signora Nina, che, riguardo a questa specialmente, dové abbondare, se non d'emozioni e di palpiti, certo di circostanze curiose. Fatto sta che il sor Checco fu contento che si formasse il dolce nodo, a patto che il genero venisse a prendere in casa sua la naturalizzazione.
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