La piccola, però, non la grande - non quella che in altri paesi, ove la sanno lunga - investe sola de' diritti politici. Ed il signor Virginio, cui bastavano i diritti civili, essendo sua passion dominante, come dicevo, vedere stabilito su inconcusse basi il grande affare della sua nutrizione, senza obbligo d'alzarsi troppo presto la mattina; prestò giuramento al governo del sor Checco, e non è a mia notizia che l'abbia infranto mai.
Del resto era un buonissimo diavolo, con qualche coltura, amava leggere, e de' pochi libri che avevo gliene prestavo sempre qualcuno. La domenica compariva in vestito bleu, bottoni di metallo, per esser in armonia, andando alla messa, col gran cappello a penne della sora Nina. Fra settimana vestiva come noi, cioé come il sor Checco ed io: fedeli sempre alla camiciola di velluto. Il sor Checco, capivo, che nel suo interno mi stimava molto per questo mio disprezzo delle grandezze umane. Ed invece per quanto fosse stata sua volontà e suo desiderio di avere per genero un Romano in falde, capivo altrettanto che quel vestito bleu, coi bottoni d'oro, aveva il dono di muovergli la bile; tanto piú stizzosa quanto meno la voleva mostrare. - 'Sti paini!(2) - veniva dicendo talvolta, cosí da sé, e non sempre a proposito, ma alla sbadata, guardando per aria. Non trovava però modo di dar seguito all'esclamazione, perché non ci fu esempio mai che il signor Virginio volesse accorgersi che si trattava della sua persona.
Una volta anzi dovetti io prender le sue difese. Eravamo a pranzo; da un gran pezzo non aveva piovuto, e un bel campo di carciofi, accanto a casa, se n'andava per l'alidore. Principia a tonare. Corre sull'uscio il sor Checco; da un'occhiata al cielo, e grida: - Piove a momenti: a' carciofi, ragazzi - e una lestezza!
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