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      Tutto ciò raccozzato nella mia testa, pensai: "Anche questo dovrebbe essere della compagnia!"
      Disgraziato Montanari! Ancora l'ho dinanzi agli occhi quale lo vidi quattordici mesi dopo, non piú florido e robusto, vero tipo, quale egli era, della potente e simpatica razza romagnola, ma pallido, dimagrato (però non tremante), legate le mani con una rozza corda, seduto su una carretta fra due fratelli della Morte, circondato da giandarmi, scendere lentamente la via di Ripetta fra una folla che silenziosa lo guardava. Le donne cogli occhi umidi - e forse altresí molti uomini - tutti o col labbro o col cuore dicendo: - Peccato, povero giovine! - Egli s'avviava a piazza del Popolo, ove gettò il suo capo con mille altri in quella voragine senza fondo - se pure non voglia Iddio chiuderla una volta per noi - delle società segrete, ove tanti eletti spiriti, tanti nobili cuori giacciono vittime dimenticate d'una depravazione della quale la minor colpa l'ebbero essi, poveri traditi! Traditi da cattivi governi; traditi da perverse compagnie; traditi da speculatori politici; traditi da passioni, da fanatismi irrefrenabili per chi vive, com'essi, in un ambiente di errori, di illusioni, di desiderii ardenti, vita di continuo sospetto e di umiliante oppressione.
      E che cosa avea fatto Montanari?
      Montanari, uomo benedetto da' poveri della Rocca, l'uomo nato con istinti onesti ed eletto ingegno, ebbene! era divenuto un assassino! egli aveva pugnalato di dietro un tal Pontini, condannato a morte dal tribunale segreto della setta! Il capo di Montanari cadde sotto la mannaia perché - ammessa la pena di morte - era giustizia che cadesse!...
      Ma non andava solo al patibolo. Prima della sua carretta, un'altra teneva lo stesso cammino, e parimente fra due fratelli, colla bandiera della compagnia della Morte innanzi; si vedeva sovr'essa un giovane sui trent'anni, il quale con una fisionomia pallida, senza barba, e poco significante al primo aspetto, mostrava però nel girare delle pupille qualche cosa di cosí perverso, che a momenti non si poteva sostenerne lo sguardo Era costui Giovanni Targhini, capo della società in Roma; fu egli il cattivo genio del suo compagno e di molti altri.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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