Io per la parte mia - e non mi credo un Salomone per questo - ho sempre trovato, esaminandomi, che per quanto potessi immaginare sviluppata nel mio cranio la bosse della docilità; per quanto provare urgente il bisogno di sentirmi governato dispoticamente senza sapere, sto per dire, né da chi, né perché; dovevo, vivendo in Italia e nello Stato del papa, trovare però talmente soddisfatto il suddetto bisogno, da non credere necessario di mettermi sul collo, oltre il governo d'obbligo, un altro governo dispotico di lusso.
E se mi vengono a dire che il giogo di dette società è grave bensí, ma che conviene accettarlo per amor patrio e non può farsi altrimenti, volendo prepararsi, intendersi, conoscersi innanzi tratto, affine, venuto il giorno dell'azione, di poter agire con accordo - caro quest'accordo! - io rispondo che son tutte corbellerie, e chi le crede è... con quel che segue. Nelle società segrete, il solo che sappia quel che fa è quello che comanda. Potrà esser birbo quanto volete, ma almeno sa quel che vuole, e sa che istrumenti impiega, e regolando il suo conto alla fine di un novennio ci vede chiaro.
Quanto al gran frutto che s'abbia poi a cavare di dette società, mi par di vedere che i carbonari, verbigrazia, dalla loro fondazione al tempo di Ferdinando e Carolina, non riuscirono a cacciar Murat da Napoli, e da quell'epoca in qua sarei curioso di sapere in quale delle loro imprese siano riusciti!
Questa verità per fortuna è oramai penetrata nel cervello di tutti quelli che ne hanno uno a loro disposizione; e se i governi d'Italia lo volessero, potrebbero far scomparire affatto ogni idea di sétte; come lo poterono nel '47 - come lo possono ora gli ordini che reggono il Piemonte.
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