Sentiamo ora invece che cosa sa dire di bello la vanità.
- Finora eri un ragazzo che nessuno curava. Sarai omo finalmente, figurati! ora quando entri, che ti bendino gli occhi, e ti mettano alle prove per l'ammissione - già sai che nessuno ne rimane né morto, né stroppiato - tu farai un viso fiero, e lí, franco, senza paura... Pensa... diranno. "Bagattella! Che coraggio! è dei buoni questo!". E poi i tuoi compagni quando li trovi... ti guarderanno con tutt'altr'occhio di prima. E... a proposito... pensa, stasera al caffé - in ogni città c'è sempre qualche caffé, Ausonio, o Democratico, o Italico, dove la vanità è a casa sua - potrai finalmente dire: ci son anch'io a questo mondo; diventi un uomo importante, ti s'apre un campo pel tuo talento, per la tua attività. Te l'ha pur detto il tale che hai un alto intelletto, un cuor generoso, che l'Italia aspetta molto da te - (il povero pesciolino non vede mai sotto quest'esca d'adulazione né l'amo, né il filo, né la canna tenuta in mano dall'arruolatore) - che nessuno piú di te potrà emergere quando sia giunto il momento, ecc., ecc.
E se il postulante è di cuor volgare, come purtroppo ne sono tantissimi, se è di coloro che non curano o non provano quell'inevitabile umiliazione interna, che fa scontare ai vani la serie di piccole viltà che commettono, egli varca la soglia, e quando viene alla famosa prova, e che non si smarrisce alla vista della spada nuda, del teschio, e simili terribilissimi spaventapasseri, gli par d'essere chi sa che gran cosa: ed ecco nella rete un pesciolino di piú!
Seguitiamo ad analizzare questo povero ed incomprensibile viscere detto il cuore umano.
La vanità quando ha preso un uomo, sia pure per un capello soltanto, di grado in grado lo viene a posseder tutto, ne fa quel che vuole; e quando è suo interamente, se gli mettesse anche in mano il pugnale dell'assassino, come potrà ricusarlo?
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