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      Il chiasso del legno e de' sonagli spaurí la musa, che aperte l'ali volò via; e il duca, appoggiato al davanzale della finestra, badava a considerare i neoarrivati, quando gli entrò in camera il sor Checco, prudente come il serpente, se non semplice come la colomba, che veniva per farsi domandare chi erano costoro, in luogo ove la risposta potesse ricevere la replica ed i commenti senza danno di quelle amiche mura - amiche, come si vede, nel modo piú eccentrico ed imparziale.
      Quando però il sor Checco ebbe pronunziato la parola inevitabile: - Il sor Raimondo N. N., commissario di polizia - parve proferisse il Sésame ouvre-toi delle Mille et une nuits, e si può immaginare se s'aprissero le cateratte del cielo, e ne traboccasse una di quelle tali piene alla don Filippo, senza ritegni né argini possibili, che abbiamo già descritto, e che perciò non descriveremo altrimenti.
      Il sor Checco, omo di mondo, pensò bene di non star a contrastare, e per tirarsi all'asciutto se n'uscí alla francese (senza prender congedo: frase romana); e don Filippo sbuffando, tempestando, chiamando il cielo testimonio dell'impossibilità oramai notoria d'abitare ulteriormente il nostro pianeta, intraprese uno de' piú lunghi viaggi pedestri che abbia mai compiti in tempo di sua vita; col notabile incomodo di trovare una voltata ad ogni dieci passi, poiché passeggiava su e giú per la camera, filando quattro nodi all'ora.
      Quando tornai, il sor Checco mi disse qual era la situazione ai diversi piani della casa.
      Quanto a me, avevo una coscienza pura da bersi in un bicchier d'acqua, e non potevo star in pensiero: ma la coscienza dell'amico duca, lo sapevo io purtroppo con che razza d'innocenza battesimale dovesse trovarsi coram il signor Raimondo, se pure - come dissi, la polizia ha assai piú orecchi che occhi - sapeva le sue gesta.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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