.. già è arsa l'erba, che fa la polvere come lo sterrato.
Il papà: - Vuol andar male per i mercanti di campagna.
- E va peggio per le cipolle, - dice il sor Checco.
- E per i cocomeri, - osserva la mamma che si diletta de' rinfrescanti.
- Ma saranno dolci i fichi? - osserva la bambina ed i due bambini ad altissima voce.
- Mamma, ci sono a Marino i fichi gentili come in Piazza Navona?
- Zitti... sí, ci sono... Zitti, zitti, azzittatevi. Che maniera di strillare?
Evasa anche la questione economica, resta l'igienica, e la propongo.
- Ho paura che con questi calori gireranno gran terzane.
- Per ora, dentro Roma, non c'è male.
- A Roma - osserva il sor Checco, - dormono a letto, e ci hanno buon vino. Ma i mietitori, dormire nel solco, e bere posca, cascano come le mosche.
- Uh, Signore! Poveretti! - dicono madre e figlia.
Per mostrare che ho riflettuto sui piú gravi quesiti, dico:
- Ci sarebbe forse maniera di popolare l'Agro Romano... metterci alberi, seminarli in quantità perché mantengano coll'ombra umido il terreno...
La possibilità di rivedere il Lazio pieno di gente non pare che commova i convitati, e la cosa cade da sé.
Il dialogo languisce: ciò che da luogo ad un'altra entrata de' soprani:
- Mammà, è fatta (matura) l'uva?
Il sor Checco si trova pronto con una massima igienica utilissima ai bambini in quei paesi di febbri:
- Signorini! chi mangia l'uva d'agosto non arriva a bere il mosto, e però state in avvertenza.
- Lo sentite, - dice la signora. - lo sentite quel che dice il sor Checco... se non volete mettervi a letto, e prender poi quella roba amara amara...
Quest'amena conversazione, la soave fisonomia del sor Raimondo, la beata tranquillità della signora, le grazie della prole formavano un insieme arcadico e pastorale da tingere del piú bel roseo i pensieri d'ogni spettatore, ignaro di quel che forse covava sotto cosí seducenti apparenze.
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