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      Ma bisogna avvertire che gli asili infantili sono sconosciuti a Marino, e che gli esempi posti sott'occhio a' figliuoli da maneschi genitori debbono produrre le loro logiche conseguenze.
      M'è accaduto piú d'una volta, stando a lavorare in qualche fondo sotto l'ombrello bianco, e che perciò spicca in mezzo al verde, di essere chiamato dall'alto dai ragazzi col grido: - Ah pittore! - e senza che avessi tempo a rispondere, sentir fischiar per l'aria parecchie sassate che mi cadevano piú o meno vicine. Capisco che quel bell'ombrello bianco era una gran tentazione per questi bersaglieri in erba, e che i sassi si dirigevano all'ombrello e non a me: ma siccome mi ci trovavo sotto, un giorno la cosa finí con una querela in forma, che presentai al giudice di Marino. M'occorse al tempo stesso dover lasciare il paese per un paio di giorni, e partii. Al mio ritorno trovai che giustizia era fatta, ed i miei nemici stavano dietro le ferrate. Non ero appena scavalcato, che ecco comparire le madri piangenti, a confessare l'enormità del delitto, domandar perdono, ed implorare quel tal consenso che termina gli affari criminali. Come si può credere, mostrai la clemenza di Tito, e i ragazzi rividero i loro penati immediatamente. Ciò mi serví a non aver piú sassate; a Marino, intendiamoci. Ne toccai però altrove e una volta fra le altre, disegnando la grotta della fontana Aretusa, da certi birichini siciliani.
      Non si credesse mai perciò che i forestieri in Sicilia siano accolti a sassate; in nessun paese europeo si trova invece, credo io, tanta ospitalità in ogni ceto. Per parte mia la trovai amorevole e cortese in modo da non poterlo mai dimenticare. Cosí voglia la Provvidenza spezzare una volta il flagello col quale percuote da secoli que' popoli valorosi; e porli in grado d'usare gl'infiniti beni che - si direbbe a scherno - li circondano invano, e rendono piú amara la loro presente miseria.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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