CAPITOLO V
IL SOR CHECCO TOZZI
La tendenza a generalizzare è innata nell'uomo. Ne sia prova l'inclinazione che abbiamo tutti, piú o meno, a cercare paragoni. E che cos'è un paragone se non il ricondurre sotto una legge generale due o piú fatti che alla prima parrebbero del tutto indipendenti da principi comuni?
Dico questo perché, avendo io assai sviluppato l'istinto delle similitudini, ero ai giorni passati colpito da quelle che mi suggerivano le narrazioni di viaggi lunghi, difficili, ed attraverso sconosciute regioni. Non dico che sia idea nuova nell'assieme il rassomigliare cotali viavai al gran viaggio che tutti stiamo compiendo verso un mondo avvenire; ma anche le idee cento volte ridette si presentano talvolta, ed in certi momenti, sotto un aspetto cosí fuor del comune, e paiono d'un'applicazione cosí profondamente vera che quasi producon l'effetto d'una manifestazione di concetti senza precedenti nelle nostre osservazioni.
Pensavo a' viaggi di quelle carovane, che partendo dai lembi delle ultime culture, s'inoltrano nelle regioni deserte ove l'uomo tanto s'impicciolisce a fronte delle grandi forze della natura tutte unite per annientarlo; ove malgrado questa lotta cotanto impari egli pure va innanzi, combatte, affronta ad ogni passo un nuovo nemico, ed alla fine supera gli ostacoli, vince e trapassa al suo viaggio a dispetto d'una potenza tanto maggiore alla sua.
Durante la lunga via vi sono, è vero, giorni terribili. Vi sono punti ai quali sembra che l'impossibile vi si innalzi di contro come un muro di bronzo. Vi sono ore di bufera, di confusione, di disordine, di scatenamento generale degli elementi che paiono l'ultima ed inevitabile distruzione di ogni creatura vivente.
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