Persino nell'espressione del dolore v'è identità fra i due casi. L'andar della carovana pel deserto non dà campo a lungo compianto. Non lo danno nella vita le necessità giornaliere. Si può serbar triste il cuore in segreto, sentirlo derelitto, ma i compagni che rimangono vi chiedono l'opera vostra; se venne meno il conforto e l'aiuto, gli obblighi rimangon gli stessi, e dovete adempirli, ed adempirli sereno e senza fiacchezza.
Nel riprendere la penna per aggiungere qualche pagina ai miei ricordi di vita italiana, questi furono i primi pensieri che mi si presentarono alla mente. Non tutti i lettori potranno sentire, come io sento, del fatto che me li suggeriva, ma tutti son certo mi vorranno perdonare d'averli espressi, e molti li comprenderanno per propria esperienza.
Ora dunque veniamo a noi, e riprendiamo le cose al punto al quale l'avevamo lasciate.
Ad esaminarmi però in fondo al cuore, mi par di trovare che il sor Checco Tozzi dovrebbe essere venuto a noia agli altri, come m'è venuto a me.
Bisognerebbe dunque variare argomento. Variare almeno la scena, far fagotto e lasciar Marino. Ma dove s'avrebbe a andare? Chi mi saprebbe insegnare dove stia di casa un bell'argomento?
Mi disse giorni sono un amico, che un giornale abbastanza cortese per far caso della mia penna, ovvero abbastanza allo asciutto d'argomenti - come son io ora, per esempio - per occuparsi de' fatti miei, aveva detto ch'io stavo preparando un libro politico sui casi presenti. Certo che a questo modo l'argomento sarebbe arci-trovato; e non nego anzi che per un momento questa idea m'era passata pel cervello, grazie a quell'abitudine benedetta che non si riesce mai a correggere, di credere che il mondo cammina male perché nessuno gli ha detto di camminar bene, e che basti dirglielo, perché lui, puntuale, ubbidisca subito sul momento.
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Checco Tozzi Marino
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