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      A questo modo le mie faccende sono aggiustate, e vo innanzi franco come una spada.
      Eravamo dunque rimasti a metà nella narrazione delle miserie che tribolano un povero paesista mentre se ne sta studiando dal vero: finiva il lavoro della mattina, verso mezzogiorno, sull'ore piú bruciate. Si può immaginare se la posizione incomoda, la tensione della mente, il caldo, gl'insetti, le discussioni coll'asino non diano, dopo molte ore, pieno diritto di sentirsi stanco da non poterne piú. Quanto a me, so che le vere stanchezze non le ho provate che studiando dal vero in quel clima infuocato.
      Eppure a casa bisogna tornare. Ci vuol dunque la santa flemma di rifare tutto il lavoro della mattina.
      Prima ritrovar l'asino: e se si fosse sciolto convien andarlo cercando come Saul quando era giovane: senza però un'ombra di speranza di trovare, come lui, una corona ed uno scettro sulla sua groppa. Poi ricaricarlo, e ricombinare tutto il sistema d'equilibrio, con cento nodi e cento spaghi, e finalmente, su, un salto, e siamo in bardella colla tela in mano; che bisogna, essendo fresco il lavoro, salvarlo dalle carezze delle frasche e de' pruni, e da ogni altro contatto. Ma la cosa non sempre riesce; senza discorrere de' contatti impossibili a fuggirsi. Se, verbigrazia, va per aria un volo di moscerini, e che dia di petto in un bel cielo sereno ancora fresco! non se ne perde uno! Se si combina a venirvi incontro, per una strada polverosa, una greggia di pecore, che hanno cosí radicato quel benedetto vizio di non alzare i piedi, che bella velatura al povero cielo! e via discorrendo!
      Basta, se piace a Dio siamo nell'aia di casa Tozzi, bene o male. Si scarica il bagaglio, si leva la bardella, e dato all'asino quel calcio non sdegnoso ma amorevole che in lingua somarina significa: - vattene alla stalla, - eccoci finalmente nella sala terrena, scura e fresca, ed asciugandosi il sudore, si da quell'auf! a pieni polmoni che serve di epifonema a molti de' malanni di questo mondo.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





Saul Dio Tozzi