Quelli che capitavano in casa a quell'ora, a fare come si suol dire il soprattavola, erano sempre ricevuti colla formola d'uso, e se non favorivano pel pranzo, favorivano pel bere.
Veniva spesso tra gli altri un tal Fumasoni, notaio del paese, poeta e letterato; e che avrebbe potuto essere giornalista a stampa se fosse nato altrove, mentre a Marino gli toccava contentarsi d'essere giornalista a parole, e farsi il gazzettino vivente ed ambulante di tutte le nuove - interno - estero - fatti diversi - ed annunzi.
Quest'uom dabbene merita un po' di biografia, che ci servirà a far numero negli studi de' costumi che stiamo facendo.
Il sor Fumasoni era un tipo di pizzicagnolo, grasso, con una faccia di bue, piatta, larga, olivastra e lustra. Un po' di gozzo che gli faceva metter il respiro col fischietto obbligato: sempre e poi sempre con un vestito nero che per parte sua verificava il proverbio Nihil sub sole novum, e non si chetava mai.
Non mancava, come dico, d'un'infarinatura di lettere italiane e latine, e di un talento naturale, che del resto è molto comune nell'Italia media e meridionale.
Mi vien in mente a questo proposito un curioso detto che corre l'Europa. Si suole, o si soleva dire: L'esprit a tué la France. Vogliamo credere che gran parte d'Italia sia morta dell'istessa malattia? Però questa supposizione mi piace poco a me che son nato in un paese che grazie a Dio non è morto, e non vorrei che argomentando a contrariis si venisse a credere d'aver trovato il motivo perché è vivo; onde lasciamola andare, e parliamo del sor Fumasoni.
Egli aveva fra gli altri il talento di dire all'improvviso: talento che a gradi diversi si incontra molto frequente in que' paesi. Accade spesso trovare sull'avemmaria due contadini seduti gravemente su un muricciolo o per terra che fanno - botta e risposta - una lotta poetica.
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