Peppe aveva scaricata una pistola in petto a Natale a bruciapelo, ma il colpo non era partito: poi parapiglia generale, e siccome fra i Rossi e i Raparelli era ruggine vecchia, le due casate avevano esteso parentado e di molte attinenze, i protagonisti s'erano presto trovati una turba d'alleati intorno, ed a bastoni, sassi, coltelli, arme da fuoco era nata una mischia generale, una vera battaglia, che neppure ancora pareva si fosse potuta chetare. A questa notizia, noi giovani ci alzammo da tavola, e prese le nostre armi ci movemmo, non per andare a combattere, ma per andare a vedere, e spartire se fosse possibile. Pura curiosità e filantropia. Ma il sor Checco pratico delle cose del mondo, ci sgridava dicendo: - Ma non ci andate che non ci avete che far niente: Siete matti! lasciateli fare... non lo sapete che chi sparte ha la meglio parte? A pigliarvi di questi gatti a pelare, a Marino, troppo avreste da fare...
E via discorrendo. Visto poi che non gli si dava retta e s'usciva, aggiungeva, come ultimo addio, quest'amorevole voto:
- Vorrei che ve rompessino le corna anche a voi altri... imparereste!
Malgrado la forma poco inzuccherata dell'augurio, a capirlo pel su' verso era tutta premura per noi.
Ed ecco la vita del Cinquecento tal e quale. Ho presente che in quell'occasione mi tornò in memoria un passo della vita di Benvenuto Cellini, ove narra una circostanza simile, e le parole in allora pronunziate sono identiche a quelle del sor Checco. Chi se ne vuole persuadere meglio legga il capo X di quella curiosissima Vita, al fatto dell'uccisione del fratello, e vedrà se ho ragione.
La nostra curiosità però per quella volta ebbe poco pascolo. S'arrivò in piazza. Non volava una mosca, tutto buio, tutto deserto, onde non rimase da far altro che tornarsene a casa.
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