Interrogai:
- C'è el sor Checco?
- Non saccio chi è el sor Checco.
- C'è la sora Maria?
- Chi è non saccio.
- Il sor Virginio, zi' Anna, el sor Mario...
E sempre il solito Non saccio.
- Ma chi c'è in casa?
- La sora Nina.
- Dov'è?
- Guardate, là incontro.
Ero sull'uscio. Mi volto seguendo l'indicazione, e vedo una donna che uscita da una porta di cantina, chiudeva il chiavistello, e coll'altra mano reggeva una boccia di vino.
Riconosco - un po' stagionata - la sora Nina; me le accosto:
- Sora Nina!
Si volge e mi par di vedere e indovinare sul suo nel sembiante un principio di sorriso.
- Non mi conoscete?
- El sor Massimo!
- E il sor Checco, la sora Maria, e tutti di casa?
- Son morti.
- Ah!
Il suo viso, il suo fare, la sua calda accoglienza, il modo col quale pronunciò quel son morti, mi fecero restar minchione da non trovare una parola da aggiungere.
Feci come si deve fare in simili casi ma come purtroppo non tutti fanno - non ne aggiunsi nessuna, le dissi un ultimo, finale, definitivo e sempiterno addio, e ritornai verso la mia comitiva, ripetendo quel che avevo già detto vent'anni prima piú d'una volta:
- Beata la sora Nina! Non c'è pericolo che abbia a finire per patema d'animo!
I miei ricordidi Massimo Taparelli d'Azeglio
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ORIGINE E SCOPO DELL'OPERA
Da parecchi anni mi si viene affacciando il progetto di scrivere l'istoria della mia vita. Ma ogni qualvolta quest'idea, anzi questo desiderio mi si presenta alla mente, rimane tosto avviluppato e reso inerte da mille dubbi. Merita la mia vita d'esser narrata? Perché sento io il desiderio di narrarla? Mi muove un sentimento lodevole, od è questo un laccio che mi vien teso da un volgare e malaccorto amor proprio?
A far tacere questi dubbi ognuno ha sempre in pronto le persuasioni degli amici.
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