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      Mio nonno fu il conte Roberto di Lagnasco, e ebbe per moglie Cristina contessa di Genola, ambedue usciti di due rami della nostra medesima famiglia. Ebbero due maschi: l'uno marchese di Montenera, morto giovane per una caduta; l'altro per nome Cesare, che fu mio padre.
      Pochi giorni dopo averlo messo al mondo, sua madre morí. Parecchi anni dipoi, il conte Roberto sposò Matilde Caissotti di Casal Grasso, dalla quale ebbe una sola figlia sposata poi al conte Prospero Balbo, padre di Cesare lo scrittore, mio fratello cugino per conseguenza, ed uno de' miei piú cari, stimabili e rispettati amici.
      Di questo mio nonno io so quel poco soltanto che n'udii da mio padre.
      Fu uomo di svegliato ingegno, non senza qualche singolarità nel carattere, come si dice che tutti di casa ne abbiamo. Anzi nel vecchio Piemonte, non posso nasconderlo, la razza Taparella avea nome di non avere precisamente il cervello ove tutti l'hanno.
      Senza voler discutere il fatto, è però bene di riflettere che in questo vecchio Piemonte, pieno d'ottime e sode qualità, era molto frequente quel carattere d'immutabilità, quell'amore per le tradizioni, quella diffidenza contro le novità, che è il distintivo di tutte le razze forti e che si sanno mantenere lungamente tali. Quindi ogni cosa insolita, anche indifferente, andava poco a sangue ai piú, e si rigettava, chiamandola, senza tanti discorsi, pazzia.
      Cosí mio nonno, per esempio, era gran cultore della lingua e letteratura inglese. I suoi conoscenti, mi par di sentirli, avranno detto: - Curioso il conte di Lagnasco col suo inglese! - E da ciò a concludere: - Già tutti i Taparelli n'hanno un ramo, - la via è breve.
      Lo so io (come narrerò in appresso) che per aver voluto far altro da quel che facevano tutt'i contini del tempo di mia prima gioventú, fui dichiarato pazzo a pieni voti!


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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