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      Il male sta nelle tenebre che occuparono sino ad oggi l'umana ragione; sta nella imperfetta notizia alla quale è soltanto potuta arrivare sin qui notizia del bene e del male, del giusto, dell'ingiusto; sta, in una parola, nella sua ignoranza di quella, per dir cosí, igiene morale che sola può mantenere vive e sane e fiorenti le società. Essa cominciò dal governo dei molti. - Alfieri lo chiama de' Troppi. - Stanca di questi cercò il governo d'un solo. Stanca di nuovo, provò quello de' pochi, e poi, piú travagliata del primo giorno, ricominciò da capo le sue prove, sempre persuasa d'aver errato nello scegliere la forma. Ognuna di queste serie ebbe i suoi uomini che la rappresentarono, ed ai quali importò sempre ch'essa prolungasse la sua durata. Ma per una legge fatale essi furono invece quelli che sempre piú s'adoperarono per precipitarne la fine.
      I Tarquini fecero desiderar la repubblica; Mario, Silla, Bruto, Cassio, Cesare, Pompeo fecero desiderar l'impero. I patrizi Ezio, Stilicone, Ricimero, Oreste, gli imperatori di Ravenna fecero parer sopportabili Odoacre e Teodorico, capi di repubbliche (salvo in guerra) piú di quel che generalmente si crede. Dal caos del secolo non poteva uscirsi che colle repubbliche; dopo tre secoli caddero per proprio sfinimento piú che per forza esterna; si ritornò al principato: e Genova, Lucca, Venezia, che si mantennero repubbliche, qual trista vita condussero?
      L'ultimo doge, nel giorno estremo dell'antica Regina dell'Adriatico, si sgomentava in Consiglio, perché non abbastanza affrettasse il voto della propria distruzione! - Pensiamo signori, che non siamo certi di dormire nel nostro letto stasera! - Questo era il maggior pensiero del doge Luigi Manin il 12 maggio 1797.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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