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      Tra l'uomo ed il bambino, tra il padre e il figliuolo non esiste parità e se le relazioni tra loro la rappresentino, esse sono una bugia.
      Ma anche qui, l'antico despotismo e la nuova licenza in materia d'educazione, furono causa ed effetto come in politica. Si verrà, coll'esperienza, ad una via ragionevole? Speriamolo.
      Questa via, i miei l'avevano quasi trovata, a parer mio. Ora spiegherò questo quasi.
      Malgrado la venerazione profonda che io professo per mio padre, credo però mi sia permesso di esporre rispettosamente i miei dubbi su alcuni suoi atti e alcune sue opinioni. Penso altresí che s'io tacessi ogni critica, non mi si presterebbe gran fede quando io lodo.
      Dirò dunque che nel seguire con noi l'ottimo sistema dell'autorità, talvolta la sua natura subitanea ed impetuosa lo trasportava; ciò unito a quella continua diffidenza che provava, come dicemmo, del proprio cuore, lo faceva traboccare nell'estremo opposto, e forse era, a momenti, duro oltre misura. Ma anche questo suo difetto lo benedico. Meglio cento volte quella passeggera durezza, che il suo contrario.
      In ogni genere ed in ogni caso il governo debole è il peggiore di tutti.
      Questi erano i principî che guidavano i miei parenti nell'educarci. Alcuni aneddoti li mostreranno all'atto. Com'è naturale, narro inezie da fanciulli. Ma non è un'inezia, anzi la piú importante come la piú difficile delle imprese l'avviarli bene sin dal principio; e se questo scritto potesse non essere inutile affatto ad un tale scopo per chi ci segue, il mio desiderio piú caldo sarebbe appagato.
      La distribuzione delle occupazioni nella giornata era regolata per Metilde e per me da un ordine del giorno scritto che non si violava impunemente. Cosí ci avvezzavamo all'ordine, al non far aspettar nessuno per nostro comodo; difetto dei piú fastidiosi nei piú piccoli come nei grandi.


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Racconti leggende e ricordi della vita italiana
(1856-1857)
di Massimo d'Azeglio
pagine 890

   





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