Fui quindi molto piacevolmente meravigliato quando, prese le serpi, le portai a mio padre, allora in compagnia di certi nostri zii Osasco, antichi ufficiali, e che mi vidi accolto da loro con vive acclamazioni celebrando la mia vittoria. Anche mio padre, con piú ritegno, mi disse pure bravo, e la mia riputazione di valoroso si trovò stabilita con poca spesa come molte volte accade, e non soltanto ai bambini.
Era fra i principali pensieri di nostro padre l'imprimere nella mente non solo mia, ma altresí di Metilde, che è brutta cosa il timore e piú brutta il mostrarlo e lasciarsene vincere. Talvolta ci metteva a qualche prova adattata alle nostre forze; fra le altre, quella di condurci, lui solo con noi due, pei boschi la notte. Come ognun sa, nell'oscurità si presentano gli oggetti, i sassi, i tronchi, sotto forme strane, ed egli quando ne scorgeva qualcuna, ci fermava, ce la faceva considerare da lontano e ci diceva: - Guardate se non pare un animale, un diavolo colle corna! - e simili. Per lo piú ripeteva allora il nostro già citato proverbio: "la paura l'e faita d'nen"
Ma se la mia vittoria sulle serpi fu senza merito, seppi in un'altra occasione vincere me stesso, e qui ebbi merito.
Nelle famiglie, ai primi nati, generalmente si regalano balocchi in quantità, che l'esperienza mostra inutili dipoi onde chi vien dopo, per solito, non ne vede la stampa. Io che ero l'ottavo, non ebbi mai un giocarello, e mi divertivo colle sedie, colle granate, in una parola, come potevo. La sola eccezione a questa regola venne fatta ai Bagni di Lucca. Scendendo a spasso un giorno al borgo si videro in mostra a una bottega parecchie carrozzette a uno, a due o quattro cavalli, e, non so veramente in onor di che santo, divenni possessore d'una delle piú modeste.
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